Gli inizi
Questa é
l'erosione |
No, l'erosione a filo, conosciuta in Inglese sotto il nome
"Wire EDM" (Electro Discharge Machining) non fu concepita in AGIE.
Come l'elettroerosione in generale, con elettrodi tridimensionali in rame,
grafite o altro (circa 1943, dai coniugi Lazarenko in Unione Sovietica), anche
il concetto dell'erosione tramite elettrodo continuo e uniforme é stato
sviluppato negli stessi laboratori. Questa prima macchina non disponeva ancora
di un controllo numerico, i profili che dovevano essere tagliati erano preparati
sotto forma di falsa-riga, la sagoma essendo creata precedentemente con altri
mezzi, p.es. delle fresatrici o persino con la lima e la carta vetrata. Questa
macchina non raggiunse mai un livello tale da giustificarne l'introduzione su
larga scala, molto probabilmente mancavano i mezzi finanziari necessari a questo
sviluppo. Le possibilità di una macchina del genere non era stata riconosciuta
nel suo paese d'origine, per loro si trattava piuttosto di un'idea interessante,
ma destinata unicamente ai laboratori.
Detto ciò, bisogna comunque riconoscere che AGIE, con un gruppo di ingegneri ha
avuto un ruolo di primissimo piano, trasformando un'idea da laboratorio in una
macchina assolutamente nuova. Questa posizione da pioniere rimase senza rivali
durante qualche anno, i primi modelli di macchine simili fabbricati da altre
ditte seguirono solo a partire dal 1971.
Era molto probabilmente nella seconda metà del 1967 o agli inizi del 1968, quando W.U. vide la macchina menzionata più in alto a una fiera di macchine utensili a Mosca. Ritornando in sede, in Svizzera, decise di sviluppare ulteriormente questa idea e di farne un prodotto venduto da AGIE. La lungimiranza di W.U. si rivelò sempre di più, vedendo i primi pezzi tagliati con delle apparecchiature di ricerca. Una cosa é però certa, nessuno nel 1968 immaginò il ruolo che le macchine ad erosione a filo avrebbero assunto negli anni seguenti, obbligando i costruttori di utensili a ripensare interamente il concetto utilizzato fino a quel momento.
Di ritorno a Losone, iniziò immediatamente uno studio di fattibilità, per indagare sulle possibilità di un processo simile. Dall'inizio, la decisione fu presa di non seguire il modello Sovietico, con una falsa-riga seguita dalla macchina per produrre i contorni, ma una equipaggiata con un controllo numerico, che avrebbe permesso una migliore precisione e riproduzione dei contorni tagliati e che poteva eseguire il lavoro con un minimo di supervisione umana. La tecnologia di utilizzare un filo in rame o ottone per eseguire dei tagli non era interamente nuova, questa tecnica era già stata utilizzata con delle macchine d'erosione convenzionali, per eseguire dei tagli di separazione in metalli esotici oppure per praticare delle incisioni molto fini.
Diversi gruppi di ingegneri furono delegati per questo progetto, un gruppo per la macchina utensile vera e propria, un altro per il generatore ed uno per il controllo numerico.
La prima AGIECUT DEM-15 (1969) |
Per la macchina utensile, che doveva anche includere l'unità di lavaggio, del personale interno, diretto dai costruttori A.S. e M.M. fu incaricato pe lo sviluppo. Questo gruppo, con un a disposizione una somma estremamente limitata, doveva creare il primo modello di macchina DEM (proveniente dal termine Tedesco Draht Erosions Maschine, macchina ad erosione tramite filo) per la gamma offerta da AGIE. Per la primissima macchine si decise di limitare il percorso dei due assi principali a 150 x 150 mm, nessuno poteva immaginare che dei pezzi con dimensioni maggiori potrebbero essere realizzati con questo nuovo procedimento. Tutti, i costruttori e ingegneri inclusi, erano estremamente scettici, l'AGIE si lanciava alla scoperta dell'incognito.
L'unità di tutta l'installazione che presentava il minor numero di problemi fu indubbiamente il generatore, un modello utilizzato per piccole macchine a penetrazione poteva essere utilizzato con le dovute modifiche. Questa parte dello sviluppo era condotta da E.L., che era responsabile dello sviluppo dei generatori all'interno di AGIE.
La grossa sfida, almeno per AGIE, era il controllo numerico, in ditta non si disponeva di personale che era a conoscenza di questo campo ancora molto giovane. Ciò significava che era necessario utilizzare una fonte eterna a AGIE, che sarebbe in grado di sviluppare quel che era necessario. Non é molto chiaro come mai la scelta fatta era quella dell'Università Tecnica di Hannover (Germania), é molto probabile che W.U. aveva già fatto eseguire altre ricerche presso questo istituto (ottenne anche un dottorato honoris causa da questo ateneo).
Anche qui, come per le altri componenti dell'istallazione, la somma messa a disposizione era estremamente ridotta, molte funzionalità dovevano essere create senza potersi appoggiare a prodotti esistenti, non esisteva ancora niente di simile sul mercato. Per questo progetto vennero delegati H.R. e V.S. due ingeneri occupati presso l'istituto. Questi due, assieme a altri collaboratori facenti parte del gruppo, svilupparono un controllo numerico notevole, tenendo presente che si trattava del 1968, con i componenti elettronici che erano disponibili in quell'era, e della somma messa a disposizione per questo sviluppo. Bisogna ricordarsi che in quegli anni, le prime macchine che disponevano di un certo automatismo erano soprattutto dei torni paralleli, che seguivano delle false-righe con il profilo da eseguire, delle fresatrici sulle quali si poteva fissare diversi movimenti tramite camme, e ancora altre macchine che disponevano di pannelli forati, sui quali si poteva "programmare" dei movimenti con delle spinette introdotte nelle aperture previste.